Qualche anno dopo …
Una successiva ricerca ha portato alla luce il seguito della vicenda dei fratelli Cò, massari della possessione della Cava, in quel di Scorzarolo di Verolavecchia.
Come abbiamo visto nell’articolo precedente, nel 1704 l’intera possessione di Scorzarolo viene suddivisa in otto parti così denominate: fienil de Liffretti, fienil del Bosco, fienil Nuovo, fienil del Parma e Colombera, le Lame, la Vigna, le Cave e San Pietro.
La nostra ricerca ha per oggetto la sub-possessione della Cava che, nello stesso anno, viene affidata in conduzione alla famiglia Cò.
Successivamente, il 16 maggio 1722 il fondo è affidato a Giovan Battista Sabaino ed ai suoi fratelli che proseguiranno nella conduzione fino al 21 maggio 1734, quando si stipula un nuovo contratto con ‘Carlo e Pietro, padre e figlio Grazioli da Verola Vecchia’. La conduzione del fondo da parte dei Sabaino è durata quindi dodici anni.
Il nuovo contratto prevede la durata solita di tre anni ‘che principiaranno a S. Martino prossimo venturo’ e termineranno perciò a S. Martino del 1737, inoltre si fa esplicito riferimento alle clausole iniziali ‘con li capitoli et obligazioni già scritte et accettate da Pietro e Fratelli Chò il di 31 maggio 1704’.
A differenza di quanto stabilito trent’anni prima, si concede però ai massari ‘che per la condotta di calcina e pietre per le fabriche, siano obligati a soli due careggi ogn’anno’. Si passa quindi da un numero illimitato di caraggi, a soli due all’anno; evidentemente doveva essere un impegno ben gravoso!
Ma non si creda che tanta benevolenza non abbia un prezzo! Più avanti si legge infatti che ‘restano obligati detti massari Grazioli a mantenere agiustata la sua portione di strada’, e quale sarà la sua porzione di strada? Nulla è lasciato al caso: ‘tutta la strada longa dal princippio al fine, e dal princippio al fine tutta la strada della Madonna, e dal pezzo della piazza sino al ponte della seriola’. Come si vede un impegno non indifferente.
Nelle clausole finali, per sancire la piena obbedienza, i massari Grazioli ‘s’obligano osseruare tutti li capitoli e per ciò obligano se stessi, suoi eredi, tutto il loro bestiame e tutti li loro beni presenti e futturi’.
Troviamo ancora i massari Grazioli l’undici novembre 1751, giorno di San Martino, un anno prima della sesta scadenza naturale del contratto triennale, allorché i frati avvertono: ‘ogni uolta saranno ritrouati i loro bestiami a danneggiare il Conuento pagaranno uno scudo per uolta da lire 7 l’uno’.
Ed ancora ritroviamo ‘Girolamo Grazioli quondam Carlo’, ovvero Girolamo il figlio del defunto Carlo Grazioli, ottenere il 15 febbraio 1774 dal convento ‘la scaluata della riua della Boschetta a sera uicino la seriola’, cioè il taglio dei cedui del campo denominato Boschetta per farne legna da ardere.
Siamo riusciti a ricostruire una vicenda lunga settant’anni che ha visto succedersi, nella conduzione della possessione della Cava, prima i fratelli Cò per diciotto anni -dal 1704 al 1722-, poi Giovan Battista Sabaino e i suoi fratelli per dodici anni fino al 1734, e quindi Carlo Grazioli con i figli Pietro e Girolamo per almeno quarant’anni fino al 1774.
Settant’anni durante i quali le condizioni imposte dalla proprietà sono rimaste assolutamente immutate, sempre basate sulle clausole dello stesso primo contratto. Segno evidente che la conduzione del fondo, nonostante le molte clausole-capestro, era piuttosto ambìta, ovvero che la fame era molta …
- Per chi fosse interessato è disponibile, a richiesta, la riproduzione fotografica del documento e la sua trascrizione. Inviare la richiesta compilando il form qui a lato.
Per progetto di tesi di laurea chiedo cortesemente se è possibile la condivisone dei delle immagini dei testi originali e le eventuali traduzioni prodotte.
Tutto il materiale del sito è liberamente utilizzabile col solo vincolo di citarne la fonte.