Ricerche sulla storia, tradizioni e curiosità del territorio verolese - di A. Barbieri

Archeologia industriale lungo l’Adda

Archeologia industriale lungo l’Adda

Gita di un giorno sull’antico confine tra la Repubblica Serenissima di Venezia ed il Ducato di Milano. 1

L’itinerario che si propone offre talmente tanti spunti di interesse -paesaggistico, storico, architettonico, ingegneristico, tecnologico, sociologico e archeologico / religioso- che è difficile poterne apprezzare appieno la valenza in una sola giornata. In questo articolo ci si limiterà pertanto ad attirare l’attenzione del lettore sulle particolarità più evidenti, rimandando ai link nel testo ed alle note a piè di pagina gli approfondimenti per i più curiosi.

Nella mappa seguente sono indicati i punti di interesse citati nell’articolo.

Si parte di buon mattino da Verolanuova in direzione Milano su A4, all’uscita di Bergamo si procede su strada normale fino a Calusco d’Adda BG (90 km-1h:20m).
Se il livello dell’acqua nel fiume lo consente, è un’esperienza unica attraversare l’Adda con il traghetto Leonardesco. 2 Dal molo di Villa d’Adda BG (5km) con pochi euro si approda ad Imbersago LC sulla sponda lecchese. La particolarità di questo mezzo di trasporto consiste nel fatto che non è dotato di motore, ma si sposta da una riva all’altra con il sapiente uso dei due timoni. Approdati ad Imbersago ci si dirige verso sud fino a Paderno d’Adda LC (4km).

Il traghetto leonardesco

Nei periodi di siccità invece il traghetto non è in funzione, quindi da Calusco d’Adda si passa direttamente sulla sponda lecchese di Paderno d’Adda percorrendo il ponte S. Michele,3 grandiosa opera veicolare e ferroviaria del 1887.

Il ponte S. Michele

Appena attraversato il ponte, mantenendo sempre la destra, si può scendere fino al livello del fiume ed ammirare dal basso l’imponente opera d’ingegneria, all’avanguardia per quel tempo. Poco a monte è ben visibile lo sbarramento della centrale idroelettrica Edison Semenza,4 realizzata nel 1917 ed ultima in ordine di tempo, un capolavoro di architettura.

Dallo sbarramento che alimenta la centrale trova inizio anche il canale che alimenta la centrale Esterle, situata quattro chilometri e mezzo più a valle.

Si riprende il viaggio  fino a Porto d’Adda (12 km). Lasciata l’auto nel piccolo parcheggio del cimitero, con una passeggiata a piedi (400m) si raggiunge lo Stallazzo, una antica stazione di cambio dei cavalli che si usavano un tempo per trainare le chiatte lungo il naviglio; ora ospita un piccolo ristoro. Un poco più a valle una lunga scalinata conduce al Santuario della Madonna de La Rocchetta, 5 notevole punto di osservazione della rocca e del fiume sottostante.

Il santuario della Madonna de La Rocchetta

Il luogo è oltremodo suggestivo. Siamo nel tratto più tortuoso del fiume, con numerose rapide e rocce affioranti, tanto che il dislivello, sulla lunghezza di qualche chilometro, è di ben ventisette metri! Tra il promontorio della rocchetta e la sponda dell’alveo naturale dell’Adda corre il cosiddetto naviglio di Paderno,6 il più corto ed il più complesso dei navigli lombardi,7 con ben sei conche per il superamento del notevole dislivello.

Una delle conche del naviglio di Paderno

Avendo del tempo a disposizione è una bella passeggiata a piedi raggiungere la centrale idroelettrica Edison Bertini (1898), poco più di un chilometro a valle rispetto allo Stallazzo. La Bertini è la più ‘anziana’ delle centrali ed è stata realizzata per l’elettrificazione della rete tramviaria di Milano;  quando fu inaugurata la Bertini era il più grande impianto elettrico d’Europa ed il secondo nel mondo, dopo quello delle cascate del Niagara.

La centrale idroelettrica Edison Bertini

La centrale Bertini è visitabile (3,00€) contattando la Pro Loco di Cornate d’Adda. Nel museo all’interno si possono vedere le apparecchiature elettriche di oltre un secolo fa.

Si riprende quindi l’auto per un breve tratto (3 km) fino alla vicina  centrale idroelettrica Edison Esterle (1914), capolavoro dell’architettura di fine ottocento, per una piccola sosta.

La centrale idroelettrica Edison Esterle

Per il pranzo c’è solo l’imbarazzo della scelta, la zona è ricca di trattorie, ristoranti ed agriturismi per tutti i gusti e tutte le tasche. Personalmente per la scelta del posto mi affido alle recensioni dei clienti e, tra le trattorie con i consensi più numerosi e più favorevoli, prediligo sempre quelle che espongono i prezzi del loro menu on-line, così da avere anche un’idea della spesa da sostenere. Per gli amanti del pic-nic, naturalmente le rive ombrose dell’Adda offrono infinite soluzioni.

Nel pomeriggio si giunge a Trezzo d’Adda (13 km-25m dalla centrale Esterle) per la visita alla centrale idroelettrica Enel Taccani8 (1906), altro capolavoro architettonico dell’industriosità lombarda.  La centrale è visitabile internamente una domenica ogni mese per gentile concessione di Enel Green Power e su iniziativa della Pro Loco di Trezzo d’Adda. Il parcheggio più vicino –la domenica vige la ZTL nel centro storico– è in via Falcone e Borsellino (1,0 km a piedi).

La centrale idroelettrica Enel Taccani

La centrale è stata realizzata su commissione dell’industriale tessile Cristoforo Benigno Crespi (1833-1920) per alimentare energeticamente il proprio complesso industriale di Capriate San Gervasio BG e l’adiacente villaggio dei dipendenti, oggi noto come ‘villaggio Crespi‘, 9 sito UNESCO dal 1995.

Il Villaggio Crespi a Capriate San Gervasio BG (4 km) è una vera e propria cittadina completa, costruita dal nulla dal ‘padrone’ della fabbrica per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Ai lavoratori venivano messi a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari (scuola, chiesa, piscina … e anche camposanto). Per sopperire alla crescente domanda di energia venne realizzata una seconda centrale idroelettrica (1909), la più piccola delle centrali dell’Adda, ma ugualmente molto interessante. Il villaggio, la fabbrica e la centrale sono visitabili (6,00/10,00€, da prenotare); la domenica pomeriggio vige ZTL e l’ingresso al villaggio è riservato ai soli residenti, perciò il parcheggio più vicino è nei pressi del cimitero di Capriate (1,0 km a piedi).

La centrale idroelettrica di Crespi d’Adda

Terminata la visita al villaggio Crespi si riprende l’auto per il ritorno a Verolanuova, considerando che ci si impiegherà circa un’ora per percorrere i 67 km di distanza. Sulla strada del ritorno ci si può fermare brevemente a Groppello d’Adda frazione di Cassano d’Adda MI (10 km) per osservare ‘el rüdùn’,10 una grande ruota idraulica -ricostruita- con funzione di noria (per sollevamento acqua),

El rüdùn di Groppello d’Adda

Note:

1. L’Adda, per quasi 400 anni ha segnato il confine di stato tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia. All’inizio del 1400 la Serenissima giunge nella sua espansione fino sulla sponda orientale dell’Adda. Dopo alterne vicende viene riconquistata dai milanesi nel 1440 ma, con la pace di Cremona del 1441, è definitivamente assegnata a Venezia che l’aveva nel frattempo riconquistata con le truppe al comando del Colleoni. Il confine non era al centro del fiume, ma sulla sponda veneziana; per tanto le acque, e quindi il loro sfruttamento, era prerogativa dei milanesi. Ecco perché tutte le antiche opere d’ingegno si trovano sulla sponda occidentale e nulla sulla sponda orientale.

2. Al nome di Leonardo Da Vinci  è legato il traghetto ancora funzionante ad Imbersago, del tutto simile a quello che esisteva un tempo a Monticelli d’Oglio. Nel 1492 Leonardo da Vinci, appena giunto a Milano, fu incaricato da Ludovico il Moro di studiare un sistema per permettere la navigazione dal lago di Como fino a Milano. Il genio toscano perfezionò dapprima il Naviglio della Martesana; rendere l’Adda navigabile però comportava il superamento di enormi problemi tecnici dovuti alle rapide nei pressi di Paderno. Una soluzione a questo problema è rintracciabile all’interno di alcuni disegni del Codice Atlantico dove si ipotizza un grande sbarramento sul fiume Adda in località Tre Corni, dove uno sbocco in galleria doveva permettere alle barche il passaggio a valle delle rapide del fiume. L’opera non fu però mai realizzata. Leonardo restò al servizio del Ducato di Milano per ben 18 anni, fino al 1500 quando raggiunse Venezia. Ritornò a Milano di nuovo nel 1508 e vi restò fino al 1513.

3. Il Ponte San Michele è un ponte ad arco in ferro, a traffico misto ferroviario e stradale che collega i paesi di Paderno e Calusco attraversando una gola del fiume Adda. Il ponte, progettato dall’ingegnere svizzero Jules Röthlisberger (1851-1911) e realizzato, tra il 1887 e il 1889, dalla Società Nazionale Officine di Savigliano (il cui ufficio tecnico era diretto da Röthlisberger), è lungo 266 metri, e si eleva a 85 metri al di sopra del livello del fiume. È formato da un’unica campata in travi di ferro da 150 metri di luce che sostiene, tramite 7 piloni sempre in ferro, un’impalcatura a due livelli di percorribilità, il primo ferroviario e il secondo, a 6,3 metri più in alto, stradale. La scelta di un ponte a singola campata, senza appoggi intermedi a terra, fu dettata sia dalla particolare forma della gola da scavalcare, molto stretta e profonda, sia dalla volontà di non intralciare la navigazione sul corso d’acqua. Gli archi si appoggiano a opere cementizie e murarie costruite a metà delle pareti della scarpate contrapposte che discendono al fiume. I plinti e i contrafforti di sostegno sono costituiti da oltre 5.000 metri cubi di pietra di Moltrasio e 1.200 metri cubi di granito di Baveno. Per reggere le oltre 2.500 tonnellate della complessa struttura a maglie triangolari degli archi, dei piloni e dei due livelli percorribili furono infatti impiegati 100.000 chiodi ribattuti. Per le sue peculiarità tecniche il ponte è considerato un capolavoro di archeologia industriale italiana, nonché una delle più notevoli strutture realizzate dall’ingegneria ottocentesca. Esso si trova inoltre a poca distanza da altri due importanti siti di archeologia industriale, ovvero le centrali idroelettriche Esterle e Bertini. La rilevanza del ponte San Michele, dal punto di vista storico, è paragonabile a quella della Torre Eiffel, eretta esattamente negli stessi anni e con analoghe tecnologie: entrambe le strutture, all’epoca della loro costruzione, divennero il simbolo del trionfo industriale per i rispettivi paesi. All’epoca della sua costruzione il ponte San Michele era infatti il più grande ponte ad arco al mondo per dimensioni e il quinto in totale per ampiezza di luce. Milano aveva già visto le prime ferrovie nell’agosto del 1840, quando venne aperto il collegamento con Monza: la presenza dell’Adda sul lato orientale della zona però separava la città dalle emergenti aree industriali che gravitavano intorno a Bergamo e Brescia (quest’ultima particolarmente strategica per via della produzione militare). Lungo l’Adda stessa si trovavano numerosi impianti principalmente di tipo tessile e le vie di comunicazione esistenti ormai cominciavano a diventare sempre più insufficienti alle necessità dell’industrializzazione. Da questo scenario derivò dunque la decisione di costruire un raccordo ferroviario tra Usmate-Carnate e Ponte San Pietro, in modo da collegare efficientemente le aree produttive dell’area dell’Adda. La gara vide quattro progetti partecipanti in tutto e il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (organo tecnico dell’omonimo Ministero) assegnò l’incarico alla Società Nazionale Officine di Savigliano. L’importo dei lavori venne stabilito in 1.850.000 lire. Per la costruzione del ponte vero e proprio venne realizzato un primo ponte di servizio, per il quale furono necessari 1.800 metri cubi di pino importato dalla Baviera. Durante la realizzazione di questa struttura temporanea, che richiese ben 11 mesi, si iniziarono a costruire i plinti e le fondamenta, grazie al continuo afflusso di granito e pietra trasportato lungo l’Adda con le chiatte. Il ferro (2.515 tonnellate) e la ghisa (110 tonnellate) necessari vennero importati dalle fonderie tedesche e lavorati a Savigliano per essere poi trasportati a Paderno in ferrovia e montati in posizione tramite una funicolare azionata da una potente locomotiva. Vi lavorarono ben 470 operai e si registrarono alcune vittime tra i lavoratori. La costruzione venne terminata nel marzo 1889; nel maggio del 1889, dopo due mesi dalla fine dei lavori,  venne effettuato il collaudo, che consistette nel transito di un treno pesante alla, come venne definita nel resoconto de L’Eco di Bergamo, velocità vertiginosa di 45 km/h. Il convoglio era composto da 3 locomotive da 83 tonnellate l’una e trenta vagoni. Nel 1890 il ponte, verniciato di fresco, fu infine interamente concluso. Solo tre anni dopo il primo, il ponte subì un secondo collaudo, per verificare la percorribilità con le locomotive di nuova generazione, più potenti e pesanti. Durante la seconda guerra mondiale il ponte non venne danneggiato seriamente da azioni belliche; comunque nel secondo dopoguerra necessitò ugualmente di alcuni lavori di consolidamento, che furono realizzati dal genio militare. Un completo restauro della travatura venne messo in atto nei primi anni cinquanta. Altri due cospicui interventi di restauro vennero condotti nel 1972 e nel 1992; frattanto, negli anni ottanta, il ponte era stato inserito nell’elenco dei beni tutelati dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Regione Lombardia. Nel XX secolo il ponte venne sfruttato per praticarvi il bungee jumping con l’installazione di apposite strutture temporanee, poi rimosse dopo essere state dichiarate non conformi alle normative in vigore. Poco più a valle del ponte inizia il Naviglio di Paderno.

4. I lavori per la costruzione della centrale Edison Semenza iniziarono nel 1917 dalla Soc. Edison per incrementare ulteriormente la produzione elettrica, già avviata dalle precedenti centrali: Bertini ed Esterle, situate un po’ più a valle sulla sponda destra dell’Adda. La progettazione della parte idraulica venne affidata all’ingegner Paolo Milani, mentre la parte elettrica a Guido Semenza; i lavori erano poi coordinati da Angelo Bertini, direttore tecnico di Edison. Al momento della sua entrata in servizio nel 1920 era la centrale più potente d’Europa. La centrale non sfrutta il dislivello di 8 metri creato dallo sbarramento di Robbiate bensì la grande massa d’acqua che viene convogliata, tramite delle paratoie metalliche, direttamente alle turbine poste in una vasca lunga circa 100 metri. Dati tecnici: potenza: 9500 kW; tensione: 13000 V; portata: 85 m3/s. Dal punto di vista architettonico l’edificio si armonizza con l’ambiente circostante grazie al rivestimento in ceppo dell’Adda. Nei pressi della centrale si trova l’edificio di presa del canale Edison, che convoglia le acque alle centrali Bertini ed Esterle, situate più a valle, e la casa del guardiano delle acque.

5. Tra la Conca delle Fontane e la Conca Grande parte la scalinata che conduce al santuario della Madonna de la Rocchetta eretto sui resti di una rocca difensiva. Da qui il nome. Anche dopo essere divenuto luogo di culto, qui si trovava una piccola guarnigione a guardia dei confini tra Ducato di Milano e Repubblica di Venezia. Il piccolo santuario si trova sulla cima di un picco roccioso che divide il fiume Adda dal Naviglio di Paderno. L’edificazione fu voluta dal possidente e medico milanese Beltrando da Cornate nel 1386. Il piccolo tempio fu costruito sulle rovine di un’antica rocca, un castrum di origine romana databile fra il V e il IX secolo d.C. Alla chiesa furono annessi dei locali per ospitare una piccola comunità monastica e nel 1389 Beltrando dona l’intero complesso ai frati eremiti agostiniani del convento di San marco in Milano. Nei secoli seguenti i frati poterono però restare al santuario solo saltuariamente, dato che fu spesso occupato dai soldati milanesi che dall’alto potevano controllare le mosse dei nemici. Nel 1796 vennero soppressi molti ordini religiosi e monasteri fra i quali anche il convento di San Marco di Milano e la chiesa di Santa Maria della Rocchetta venne venduta ai privati. Verso la metà del 1800 i proprietari la donarono alla Chiesa di Porto d’Adda.

6. Un’altra geniale soluzione per il superamento dei quasi 28 metri di dislivello delle rapide di Paderno fu pensata a metà del ‘ 500 dall’ingegnere e pittore Giuseppe Meda che ideò una sola conca detta il Castello, ma l’opera non fu mai realizzata data l’arditezza tecnica della soluzione. Il Naviglio di Paderno, come lo conosciamo oggi, è un canale artificiale parallelo al fiume Adda nel comune di Paderno d’Adda. Il più breve tra i Navigli -è lungo infatti solo 2,6 km- è anche il più complesso, con un salto di quota di 27,5 m superati con la costruzione di sei conche. Doveva finalmente permettere la navigazione tra la città e il Lago di Como, che sarebbe così stato perfettamente collegato alla cerchia interna dei Navigli grazie alla Martesana. Il via ai lavori viene dato dal Re di Francia Francesco I nel 1516, ma l’opera viene portata a compimento solo quasi tre secoli dopo, sotto Maria Teresa d’Austria, e inaugurata nel 1777. Come detto è il più complesso dei navigli: largo 11 metri sul fondo, l’acqua è sempre tenuta a metri 1,20 d’altezza, colla pendenza tra 0,10 e 0,45 m. ogni mille metri, sicché ha la velocità, per minuto secondo, è di metri 0,31 al minimo e 1,50 al massimo. La pendenza è divisa per metri 26,40 fra le conche, e per metri 1,10 fra il declivio del fondo.

7. I navigli lombardi. Nel 1457 Francesco Sforza affidò a Bertola da Novate la costruzione del Naviglio della Martesana. In soli 35 anni, dal 1439 al 1475, nel territorio milanese furono costruiti ben 90 chilometri di canali resi navigabili dalla presenza di 25 conche. Un primato che nessun’altra città potrà mai avvicinare. Sono 5 i Navigli lombardi: Bereguardo, Grande, Martesana, Paderno e Pavese. Si tratta dei più antichi canali artificiali d’Europa. Costruiti a partire dal XII secolo permettevano di collegare Milano con il Lago Maggiore (attraverso il fiume Ticino), con il lago di Como (attraverso il fiume Adda) e con la città di Pavia e il fiume Po. Erano importanti vie d’acqua per il trasporto e per l’irrigazione dei campi. Lungo questi canali si è sviluppato, nei secoli, un grande tesoro rappresentato da nobili residenze estive, mulini, castelli, abbazie, paesaggi rurali e naturali bellissimi.

8. La centrale Taccani è situata sull’asta fluviale del fiume Adda, all’interno del Parco Adda Nord, alla base del promontorio roccioso che determina l’ansa del fiume detta di Trezzo e sulla cui sommità rimangono le rovine del castello costruito nel 1370 da Barnabò Visconti sui resti di una precedente struttura longobarda. L’impianto, costruito tra il 1903 e il 1906, fu realizzato dall’Architetto Gaetano Moretti che ricevette incarico dall’industriale Cristoforo Benigno Crespi (1833-1920), titolare di una celebre industria cotoniera e fondatore del villaggio di Crespi d’Adda (oggi Patrimonio dell’UNESCO), di costruire un impianto idroelettrico che fornisse energia al cotonificio ma nel contempo che fosse ben inserito nel contesto ambientale. Fu così che il Moretti, utilizzando la caratteristica pietra locale chiamata “ceppo dell’Adda” e accogliendo i moduli verticalizzanti suggeriti dalla sovrastante torre viscontea, riuscì a produrre un’opera di grande armonia compositiva, perfettamente integrata nell’ambiente fluviale che la circonda e nello sfondo costituito dai ruderi del castello medievale. Nell’ottica della salvaguardia ambientale appare di notevole interesse anche tutela della fauna ittica con la realizzazione in sponda sinistra della scala di risalita del pesce. I lavori tecnici dell’impianto furono affidati agli ingegneri Adolfo Covi, Alessandro Taccani e Oreste Simonatti. La centrale idroelettrica di Trezzo costituiva, per l’epoca in cui fu costruita, un vero e proprio “polo energetico” in quanto comprendeva oltre alla sezione idroelettrica con dieci generatori che fornivano una potenza di 10.000 kW, anche una sezione termoelettrica con quattro generatori a vapore della potenza complessiva di 4.000 kW destinati ad integrare la produzione idroelettrica durante le magre invernali del fiume Adda.

9. Crespi è il nome della famiglia di industriali cotonieri lombardi che a fine Ottocento realizzò un moderno ‘Villaggio ideale del lavoro’ accanto al proprio opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda. Il Villaggio Crespi d’Adda è una vera e propria cittadina completa costruita dal nulla dal padrone della fabbrica per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Ai lavoratori venivano messi a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari. In questo piccolo mondo perfetto il padrone ‘regnava’ dal suo castello e provvedeva come un padre a tutti i bisogni dei dipendenti: dentro e fuori la fabbrica e ‘dalla culla alla tomba’, anticipando le tutele dello Stato stesso. Nel Villaggio potevano abitare solo coloro che lavoravano nell’opificio, e la vita di tutti i singoli e della comunità intera “ruotava attorno alla fabbrica stessa”, ai suoi ritmi e alle sue esigenze. Il rigido sistema di gerarchie sociali si realizza anche nell’organizzazione dello spazio: al centro geografico la fabbrica. Da qui si dipartono due assi perpendicolari: il primo parallelo al fiume fiancheggia lo stabilimento fino al cimitero e separa gli spazi del lavoro da quelli della residenza, del tempo libero e dei servizi; il secondo collega il corpo centrale dell’opificio con la piazza alberata antistante la pineta. Gli edifici residenziali sono distribuiti a maglia regolare con una successione di crescente prestigio man mano che ci si allontana dalla fabbrica. In un primo momento, a partire dal 1878, furono costruite alcune grandi case plurifamiliari per gli operai, poi, tra il 1891 il 1894, fu il momento delle villette mono e bifamiliari. Nel 1894 iniziò la costruzione della villa castello dei Crespi su progetto dell’arch. Pirovano. L’anno prima, invece, era terminata l’edificazione della chiesa progettata dall’arch. Cavenaghi. Fino al 1925 proseguirono altre opere che completarono la struttura del paese: il cimitero, nuove villette per gli impiegati, l’asilo per i figli degli operai, l’ambulatorio e il lavatoio. Il paese, che si era andato così formando, rispondeva ad un preciso disegno che individuava, mettendoli in posizione privilegiata, i simboli del potere: la villa-castello e la chiesa. Anche la casa del medico e del parroco, poste sulla collina, rispondono all’esigenza di rendere visibile la scala gerarchico sociale sulla quale si reggeva il villaggio. L’Unesco ha accolto nel 1995 Crespi d’Adda nella Lista del Patrimonio Mondiale Protetto in quanto ‘Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa’. ALCUNE CURIOSITA’:

  • Illuminazione pubblica. Il Villaggio Crespi d’Adda è stato il primo paese in Italia ad essere dotato di illuminazione pubblica con il sistema moderno Edison!
  • La scuola. Nella scuola di Crespi, riservata ai figli dei dipendenti, tutto era fornito dalla fabbrica: dai libri alle penne ai grembiulini, dalla refezione allo stipendio e alloggio per gli insegnanti!
  • La piscina. La ditta dei Crespi fece costruire a inizio Novecento, tra i tanti servizi gratuiti, una piscina al coperto, con docce, spogliatoi e.. acqua calda!
  • Crespi d’Adda, seppure in provincia di Bergamo, ha il prefisso telefonico di Milano: infatti i Crespi fecero installare una linea privata a lunga distanza che collegava il loro castello con la residenza di Milano!
  • Tra i potenti della terra. Silvio Benigno Crespi, figlio del fondatore della fabbrica e del Villaggio, rappresentò l’Italia tra i ‘potenti della terra’ ai trattati di Versailles, dopo la Prima guerra mondiale!
  • Il Corriere della sera. La famiglia Crespi, nella persona di Benigno Crespi, fratello del fondatore e parente dei Morbio, divenne proprietaria del “Corriere della Sera” già ai tempi della fondazione del giornale!
  • Autostrade e autodromo di Monza. Fu Silvio Benigno Crespi, appassionato di auto, a promuovere -negli anni Venti- la costruzione delle prime autostrade d’Italia e dell’autodromo di Monza!
  • Collezionista d’arte. Il fondatore Cristoforo Crespi era un collezionista d’arte: diversi quadri appartenuti alla “collezione Crespi”, come “La Schiavona” di Tiziano, sono ora conservati presso i più importanti musei del mondo!
  • La chiesa: una copia perfetta. La chiesa di Crespi è perfettamente rinascimentale, ma non è originale: per volere dei Crespi, è la copia esatta della chiesa di Busto Arsizio, loro città natale!

10. Presso il centro del paese, sulla sponda destra del Naviglio Martesana, si trova un’imponente ruota idraulica (popolarmente chiamata ‘el rüdùn’) che si dice sia stata progettata da Leonardo Da Vinci in persona. Malgrado le apparenze la ruota non è un mulino, ma una noria. La sua funzione infatti non è mai stata quella di macinare cereali o muovere macchinari, bensì quella di sollevare l’acqua del naviglio per poterla convogliare in un sistema di irrigazione. La grande ruota idraulica, con un diametro di sette metri, fu realizzata per volontà di Carlo Borromeo affinché sollevasse l’acqua e la incanalasse fino ai giardini della Villa Arcivescovile. Una ricostruzione effettuata nel 1989 ha ripristinato il sistema di sollevamento dell’acqua, permettendo alla ruota di continuare a funzionare (per scopi prevalentemente didattici e rievocativi) fino all’alba del terzo millennio. Un nuovo restauro nel 2009 si è reso necessario per rimettere in funzione il manufatto.

Bibliografia:

Bricchetti E., I Navigli lombardi. Una storia di acque, 2013, Navigli Lombardi S.c.a.r.l., pag. 84 – http://www.naviglilombardi.it

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