Ricerche sulla storia, tradizioni e curiosità del territorio verolese - di A. Barbieri

L’altare della chiesa di S. Giacomo di Scorzarolo

L’altare della chiesa di S. Giacomo di Scorzarolo

L’inaspettato rinvenimento di alcuni documenti del 1935 chiarisce definitivamente l’incongruenza dell’altare con soggetto francescano nella chiesetta di Scorzarolo, possedimento dei padri Domenicani.

AS SC – 588-4

Io sottoscritto Sacerdote Luigi Quinzanini credo opportuno e doveroso informare cotesta spettabile Amministrazione che la chiesa di S. Giacomo in Scorzarolo di Verolavecchia, alla quale sono addetto in qualità di Cappellano, si trova in uno stato così deplorevole, incompatibile con la santità del culto che in essa vi si esercita, particolarmente l’altare, dichiarato dalla competente autorità ecclesiastica, affatto inservibile e indecoroso per la celebrazione dei divini misteri.

Così il cappellano della chiesa di San Giacomo in Scorzarolo, nell’aprile del 1935, si rivolgeva alla Amministrazione degli Spedali Civili di Brescia auspicando un rapido intervento per rendere la chiesetta più consona alle celebrazioni liturgiche. Riprendiamo la trascrizione del documento.

Di più, il pensiero di una prossima visita Pastorale in cui S.E. Mons. Vescovo oltre alla parrocchiale passerà a visitare anche tutte queste chiese sussidiarie, mi preoccupa assai perché Egli [Mons. Giacinto Tredici] è molto severo in proposito e vuole, e giustamente esige, che in esse tutto sia conforme alle prescrizioni canoniche e liturgiche, al decoro e alla santità del Tempio di Dio, pena la sospensione dell’esercizio del culto sacro e una tirata di orecchie dove una tale conformità non si riscontrasse.
Si presenta quindi impellente il bisogno di provvedere ad alcune opere di carattere essenziale quali la pulitura e la imbiancature delle pareti, il livellamento del pavimento del presbiterio, e sopratutto l’acquisto d’un nuovo altare in pietra.

Si apprende quindi che la chiesetta non era in uno stato di manutenzione accettabile, ma soprattutto era necessario corredarla di un nuovo altare in pietra. Non è dato saperne di più sullo stato dell’altare esistente, ma il fatto che si sottolinei che il nuovo debba esssere di pietra potrebbe significare che il vecchio non lo fosse. La petizione del cappellano prosegue e si avvia alla chiusura suggerendo una possibile soluzione.

Ho creduto conveniente rivolgermi a codesta Spett. Ammin.ne trattandosi di una chiesa di sua proprietà, nella piena fiducia che vorrà intervenire a togliere siffatti inconvenienti dando quel tanto di appoggio o contributo finanziario necessario per poter procedere alle suddette spese, le quali pur restando nel limite della discrezione ammonteranno alla somma di 4.000 0 5.000 lire.
Nel caso che cotesta Amministrazione avesse a disposizione o in vista un altare di cappella demolita o da demolire sui vasti fondi, si potrebbe allora eliminare la spesa più grossa dell’altare.
Nella certezza che questa mia petizione verrà benignamente e favorevolmente accolta da cotesto Spettabile Consiglio d’Amministrazione anticipatamente ringrazio e mi dichiaro, in attesa di una cortese risposta, il loro Dev.mo
Sac. Luigi Quinzanini – Verolavecchia 13 aprile 1935

La petizione trova favorevole accoglimento tra i membri dell’amministrazione dell’ospedale. Viene quindi richiesto un parere all’ufficio tecnico interno che risponde qualche giorno dopo suggerendo di spostare a Scorzarolo un altare esistente in una proprietà dell’ospedale e di prossima demolizione.

Brescia 23/4/35
La cappella privata in Scorzarolo di questa proprietà presenta effettivamente il bisogno di qualche restauro al pavimento, pareti, soffitto, serramenti ed in special modo all’altare.
Qualora nulla vi sia in contrario, sembra a quest’ufficio che un ottima soluzione potrebbe consistere nel porre in opera a Scorzarolo il piccolo altare in pietra della demolenda cappella Calzoni.
Così facendo questo P.L. verrebbe a soddisfare in pieno il desiderio dei fedeli del luogo i quali hanno dato allo scrivente assicurazioni verbali, a mezzo del Rev. Quinzanini, che dell’esecuzione delle altre opere provvederebbero direttamente coi loro oboli sotto la direzione di quest’ufficio.
Geom. Appiani

A seguito del parere favorevole dell’ufficio tecnico, la Commissione Amministratrice degli Spedali Civili di Brescia, col verbale di seduta del 19 giugno 1935, dà corso all’esecuzione dei lavori.

[…]
Il signor Presidente comiunica:
Questo P.L. possiede sullo stabile ‘Quattro Possessioni di Scorzarolo’ in Verolavecchia una Chiesa tutt’ora officiata per i bisogni della popolazione della frazione quasi esclusivamente composta da contadini addetti alla conduzione della proprietà di questi Spedali.
Detta Chiesetta si trova in condizioni di deperimento incompatibile con l’uso cui è destinata.
Si rendono necessarie quindi per restituirle quel minimo di decoro che consenta l’esercizio del culto, le seguenti opere: sostituzione dell’altare, imbiancartura della volta e delle pareti e livellamento del pavimento del presbiterio.
Ciò secondo la richiesta del Cappellano ivi preposto e le constatazioni fatte da questo Ufficio Tecnico.
Il Presidente relatore ritenuto che la spesa necessaria ammonterebbe a L. 6.000 circa;
fatto presente che nella proprietà ex Calzoni recentemente acquistata esiste un altare in pietra, ora inutilizzato e che potrebbe essere trasportato e messo in opera nella chiesetta in parola;
ritenuto pure che è doveroso anche da parte di chi usa della Chiesa, concorrere alla sua manutenzione
Propone, che venga rimosso l’altare esistente nella proprietà ex Calzoni e passata alla Chiesetta di Scorzarolo; che il rimanente delle opere sopra specificate venga eseguito direttamente dal Cappellano sotto la sorveglianza di questo Ufficio Tecnico con fondi raccolti dallo stesso fra la popolazione.
[firmato il presidente e i commissari]

L’opera viene completata il 6 agosto 1935, come risulta dalla nota apposta sulla delibera dal tecnico d’ufficio.

. . . . .

Quanti si sono occupati della chiesa di S. Giacomo nel castello di Scorzarolo in passato non hanno mai mancato di sollevare perplessità sull’incongruenza dell’altare.
La dedicazione a S. Giacomo è molto antica, come evidenziato da precedenti studi di ben altra levatura1 dove tuttavia non sempre è chiaro se il riferimento sia alla chiesa di S. Giacomo nel castello di Scorzarolo o alla cappella campestre di S. Giacomo, esistente fino agli anni sessanta del secolo scorso a sud dell’abitato di Verolavecchia al confine col territorio di Verolanuova.

Come si è visto in precedenti articoli, il latifondo di Scorzarolo è stato di proprietà del convento dei frati di S. Domenico di Brescia dal 1514 al 1797. Angelo Bonaglia, nel suo ‘Chiese e monasteri del territorio verolese nel medioevo’, afferma che la chiesa di S. Giacomo ‘venne dedicata a S. Vincenzo Ferreri nel XVII secolo, forse in seguito alla nuova costruzione della chiesa’.
Tesi condivisibile, suffragata dalla rappresentazione nella carta del XVII sec. dove la chiesa appare conglobata nell’ala est della corte grande di Scorzarolo anzichè nel lato sud come è oggi ancora esistente e ben visibile.

La sua probabile edificazione in luogo diverso dal preesistente ha verosimilmente facilitato il cambio di dedicazione, con l’omaggio a S. Vincenzo Ferreri (o Ferrer) tra le principali figure di riferimento dell’ordine Domenicano.

La nuova dedicazione è confermata dalla pala d’altare che raffigura S. Vincenzo Ferreri, S. Domenico Guzmàn e S. Pietro da Verona, tre glorie dell’ordine Domenicano2.

I tre santi domenicani con saio bianco e mantello nero. A sinistra S. Vincenzo raffigurato con la croce e l’indice rivolto verso l’alto e la fiammella dello Spirito Santo sul capo; in basso a destra S. Pietro da Verona con il libro e il grosso coltello nel capo, S. Domenico di Guzman a destra più in alto, con il libro e la stella sul capo.

Quello che stona, in una chiesa costruita o ricostruita dai Domenicani, con una pala d’altare che non ammette incertezze è, come si diceva, l’altare. Che non ha nulla di Domenicano.

Raffigura infatti un frate con saio chiaro e cappuccio dello stesso colore, con cingolo in vita, che riceve le stimmate da una figura alata (o sfolgorante): è la rappresentazione classica di S. Francesco, un personaggio ed un ordine, quello francescano, piuttosto distanti dai canoni dell’ordine Domenicano.

Il paliotto dell’altare non contiene riferimenti all’ordine Domenicano, ma piuttosto all’ordine Francescano (s. Francesco riceve le stimmate)

L’altare francescano nella chiesa dei Domenicani non è quindi una bizzarria di chi dispose la costruzione della chiesa, ma, molto più prosaicamente, si tratta di un accomodamento molto posteriore rispetto all’edificazione della chiesa, posto in atto per mera convenienza economica.

[1] – A. Bonaglia, Chiese e monasteri del territorio verolese nel medioevo, Vannini 1972, pag. 133;
S. Guerrini A. Lanzoni, Le chiese di Verolavecchia, Società per la storia della chiesa a Brescia 1990, pag. 72.

[2] – T. Casanova, S. Pietro e le chiese campestri di Scorzarolo in ‘Ombre senza voce’, Terra & Civiltà 1998, pag. 48.

Fonte: Archivio Storico Spedali Civili (AS SC), busta n. 588-4

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