L’intestazione della ‘Fattura per illuminazione’ relativa al bimestre gen/feb 1938 è lo spunto per alcune brevi note intorno ad una azienda verolese molto fioerente nel secondo dopoguerra.
Fino alla fine degli anni ’50 la fornitura di energia elettrica era gestita da privati che provvedevano a distribuirla con propri impianti e linee aeree. L’Ing. Malfassi iniziò a produrre energia elettrica nel cosiddetto ‘mulino di sotto’, in via De Gaspari a Verolanuova (già Contrada del Mulino), adattando a tale scopo la vecchia ruota ad acqua. L’energia elettrica così prodotta veniva acquistata dalla Società Elettrica Bresciana con sede a Brescia ed arrivava a Verolanuova con una tensione di 11.000 V; qui, nella sede di via Roma, veniva trasformata e distribuita nelle reti di venticinque paesi grandi e piccoli della zona (Verolanuova, Verolavecchia, Borgo San Giacomo, San Paolo, Barbariga, Dello, Pompiano e relative frazioni)
Negli anni 1936/37 la forza lavoro era costituita da quattro operai e un’impiegata nella sede di Verolanuova; a San Paolo vi era poi un distaccamento con magazzino di materiali ed un responsabile. Il consulente tecnico era Angelo Nocivelli1 , lo troveremo dopo la guerra impegnato nella costruzione di motori elettrci, in seguito fonderà la Ocean, la mitica fabbrica di frigoriferi di Verolanuova.
La fornitura di energia elettrica avveniva inizialmente ‘a forfait’, si pagava un tot fisso e si aveva diritto ad UNA lampadina! Spesso però, l’arte di arrangiarsi, portava gli utenti ad approfittare del servizio ed ampliare l’impianto domestico con l’aggiunta di una presa applicata al portalampade: il cosiddetto làder (ladro) con lo scopo evidenziato dal nome!
In seguito L’ing. Malfassi pensò bene di dotare i propri clienti di un contatore, sempre però tenendo un minimo fisso garantito, come nella fattura che si espone qui sopra; il lavoro di installazione dei contatori era svolto da due operai con bicicletta provvisti di tutto l’occorrente (martello, scalpello, gesso, tappetti di legno, contatori); di regola, in una giornata bisognava posare cinque contatori.
L’attrezzatura della ditta era costituita da un carretto con asino (di stanza nella cascina Malfassi in via Volta), un triciclo a pedali, alcune biciclette, scale, ramponi per salire i pali, cinture e utensili vari.
Molte volte capitavano interruzioni dovute alla rottura di qualche palo in legno che sosteneva le linee, allora gli operai partivano di gran carriera (in bicicletta s’intende!) e provvedevano ad interrare di nuovo il palo, solitamente segandone un pezzo alla base, in tal modo i pali si accorciavano sempre di più; quando bisognava sostituire i pali, si utilizzava il carretto con asino.
Il rischio di folgorazioni, naturalmente, era sempre presente: una volta si dovette rimettere in verticale un palo che si era inclinato per la rottura della base marcia e restava appeso agli altri solo per la i cavi elettrici ad essi collegata, occorreva scavare una nuova buca, posizionare nella buca il cosiddetto manino (un supporto di cemento con foro), eliminare base del palo deteriorata e incastrare il palo nel suo supporto, il tutto naturalmente senza interrompere la corrente, ma il palo era in mezzo ad un campo coltivato a marcita (allagato)! La neve costituiva un grosso pericolo, infatti, l’accumulo sui cavi elettrici produceva spesso la rottura dei (malandati) fili; per evitare ciò, durante le nevicate occorreva passare per le strade con lunghe pertiche a scrollare i cavi ed impedire che accumulassero peso.
Dopo la guerra, alla fine degli anni ’40, la Soc. Elettrica Ing. Malfassi venne assorbita dalla Società Elettrica Bresciana (S.E.B.); dopo l’ingresso sul mercato dell’ENEL, l’ente statale di distribuzione dell’energia elettrica, la Soc. Bresciana continuò per circa un decennio la propria attività in aperta concorrenza con l’Enel; i clienti erano molto soddisfatti poiché i prezzi della Bresciana erano molto più convenienti di quelli applicati dall’Enel.
La soc. Bresciana terminò la propria attività solo con la statalizzazione dell’energia avvenuta alla fine degli anni ’50.
Da notare: la stampa del modulo fattura è a cura della ‘Tipografia Del Balzo’, un’altra storica ditta di Verolanuova.
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Informazioni tratte da intervista al Sig. Barbieri Giuseppe, uno degli ex dipendenti della ditta – 27/11/2004
http://www.verolavecchia.altervista.org/Eravamo/artigiani2.htm
1. Un cenno ad Angelo Nocivelli nel sito dedicato alla memoria del figlio Luigi Nocivelli: https://www.luiginocivelli.com/biografia.php