1 – Il caso di Barchi
Avvertenza
Il presente lavoro è incentrato sulla osservazione degli elementi che costituiscono il tipico paesaggio rurale della pianura bresciana; rogge, strade campestri, canali di scolo, costituiscono un reticolo che spesso si ripete ritmicamente con le medesime caratteristiche di direzione e orientamento.
Nasce da qui la curiosità di poter verificare, con qualche grado di precisione, se questo ritmico susseguirsi di elementi possa essere ricondotto alla grande opera di colonizzazione del territorio operata dall’antica civiltà romana.
Lungi dalla presunzione di una qualche valenza storico scientifica, questo lavoro si offre unicamente come possibile supporto e stimolo per quanti avranno la voglia e la curiosità di approfondire il discorso con fondamenti storici e scientifici più solidi.
La base sulla quale confrontare le osservazioni è costituita dalla Carta Tecnica Regionale della Lombardia alla scala di 1:10.000, il rilievo aerofotogrammetrico ufficiale realizzato come prima edizione con voli del periodo 1980-1991. La scelta di questo supporto, rispetto alle classiche tavolette dell’Istituto Geografico Militare alla scala di 1:25.000, si deve soprattutto al maggior dettaglio offerto dalla scala di 1:10.000; per contro, la carta tecnica regionale non può contare su edizioni storiche come quella dell’IGM che partono dal 1890. Si è scelto inoltre di utilizzare la Carta Tecnica Regionale (CTR) nella edizione più datata per limitare le modificazioni intervenute sul territorio negli anni successivi.
La Carta Tecnica Regionale della Lombardia è suddivisa in quaranta fogli contenenti ciascuno venticinque tavolette alla scala di 1:10.000. Ogni tavoletta ha le dimensioni di 80×50 cm e rappresenta un territorio di 8×5 km ed è completata da un reticolo ausiliario con maglie da 10×10 cm (1×1 km).
Introduzione
Col termine ‘centuriazione’ si intende quel sistema di tracciamento di confini, adottato dall’antica civiltà romana, per assogettare un territorio al controllo dell’urbe, sia esso conquistato con operazioni belliche ovvero pacificamente occupato mediante accordi con le popolazioni indigene.
Gli studi preliminari sulle operazioni da tradurre poi sul terreno erano demandati agli ‘agrimensori’, funzionari pubblici in età imperiale, ma di antica tradizione che affondava le sue radici alla fondazione di Roma.1

Un passo indietro. Nel mondo romano antico i confini erano sacri, tanto che la divinità Terminus era preposta proprio alla protezione dei confini e dei cippi che li delimitavano. Al momento della definizione di una proprietà si posizionava nel punto esatto un segno di riconoscimento: un palo, una pietra, un cippo lavorato e in onore al dio Termine si praticavano sacrifici animali. Era venerato ogni anno il 23 febbraio dai proprietari tra di loro confinanti, andando a ripulire i termini di confine ed offrendo cibarie alla divinità.
fonte: https://www.romanoimpero.com/2019/02/terminalia-23-febbraio.html?m=1
Ritorneremo sull’attività di agrimensori e gromatici in un prossimo articoletto.
L’Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani, alla voce ‘centuriazione’ riporta:
Divisione di terre in età triumvirale ed augustea, che si ripeté poi in seguito. Secondo gli studi del Tozzi si possono distinguere quattro orientamenti diversi:
Fonte: https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=CENTURIATIO
1) a N dell’Oglio, nell’area di Verolavecchia e di Pedergnaga, per un’area di circa 50 kmq., i cui limiti hanno un medesimo orientamento della centuriazione cremonese; fu tracciata ad iniziare dal 40 c.A. [sic!];
2) a occidente della via che conduce da Brescia a Cremona attraverso Quinzano; comprende una superficie superiore ai 100 kmq. sulla quale si rilevano almeno una decina di decumani. I nomi di Pompiano, Meano, Bargnano indicano proprietà chiaramente romane. Fu iniziata nell’89 a.C.;
3) a S di Brescia, con particolare evidenza a Flero, per parte della zona collinare e della pianura bresciana fino a Orzivecchi e Travagliato, per un’area centuriata superiore ai 500 kmq. Fu tracciata ad iniziare dal 27 a.C.;
4) resti di una modesta centuriatio si notava anche nella bassa valle del Sarca (Riva, Arco, Bolognano, ecc.). Dovrebbe essere di epoca augustea.
I tre presunti càrdini
Molti accenni sono stati fatti da illustri studiosi sulla ipotesi che il territorio della bassa pianura, in particolare quello verolese, abbia una suddivisione di origine romana, ipoteticamente confermata dal riconoscimento di alcune tracce della centuriazione ancora riconoscibili sul territorio.
Primo fra tanti il compianto prof. Angelo Bonaglia che nel suo ‘Chiese e monasteri del teritorio verolese nel medioevo’ (Bonaglia, 1972) vi dedica addirittura un capitolo dove afferma, riprendendo una nota del prof. Albertini tratta dalla ‘Storia di Brescia’:
‘Anzitutto sono molto evidenti tre decumani … la strada Pontevico-Manerbio, la strada Verolanuova-Breda-Offlaga e la strada Quinzano-Dello‘.
Tralasciamo la confusione tra cardini e decumàni che fa il prof. Bonaglia; infatti i decumàni sono comunemente i limiti delle centuriazioni tracciati in senso est-ovest, mentre quelli tracciati in senso nord-sud sono comunemente detti càrdini. Quindi i tre possibili decumàni individuati dal prof. Bonaglia sarebbero in realtà tre càrdini.
La verifica geometrica di tali affermazioni, con la trasposizione sulla Carta Tecnica Regionale 1:10.000, esclude che i tre assi stradali possano essere considerati parte di una stessa centuriazione per alcune considerazioni:
- l’asse stradale Quinzano-Dello, essendo orientato a 26,3° est nel tratto Quinzano-Cadignano, non può essere parallelo all’asse stradale Pontevico-Manerbio, orientato invece a 21,7° est;
- l’asse stradale Verolanuova-Breda Libera, benchè parallelo all’asse stradale Pontevico-Manerbio, non si trova a metà strada tra i due precedenti, trovandosi a 3570 m dalla Pontevico-Manerbio e a 3840 m dalla Quinzano-Dello (distanze misurate nel punto intermedio del rettilineo Verolanuova-Breda Libera);
- l’asse stradale Verolanuova-Bettolino non è ortogonale all’asse Pontevico-Manerbio.
Si osserva tuttavia che gli assi stradali della Pontevico-Manerbio e della Verolanuova-Breda Libera sono perfettamente paralleli tra di loro e la distanza di 3570 m consente la suddivisione in cinque parti, ciascuna di 714 m, che si avvicina moltissimo alla misura canonica del lato delle centurie studiate ed osservate, oscillante tra i 704 e i 712 metri (Tozzi, 1972). Tuttavia, tra i due assi stradali non si evidenziano partizioni interne ricorrenti, sulle quali poter imbastire un minimo di ipotesi.

Tuttavia, volendo tentare un approccio suffragato da elementi oggettivi, conviene ritornare ad osservare che l’asse stradale da Pontevico a Manerbio, perfettamente rettilineo, potrebbe forse sottintendere un preciso disegno di governo del territorio.
Del resto, il tratto di strada considerato è parte dell’antica via Brixiana che collegava il porto fluviale di Cremona con Brixia e costituiva, nell’agro cremonese, il Cardine Massimo sia della centuriazione del 218 a.C., sia del successivo ampliamento del 40 a.C. (Tozzi, 1972). Occorre anche osservare che, mentre la via Brixiana in territorio cremonese fino a Robecco d’Oglio ha una inclinazione di circa 13,0° est, il tratto da Pontevico a Manerbio ha una inclinazione di circa 21,7° est.
Non si tratta quindi della prosecuzione in terra bresciana della suddivisione cremonese.
Torneremo sulla centuriazione cremonese in un prossimo articoletto.
Il caso della frazione Barchi
Con molta pazienza, dopo svariati tentativi ed infruttuose ipotesi e con un pizzico di fortuna si è infine riusciti ad individuare un possibile indizio in una suddivisione agraria, le cui tracce sul terreno richiamano le suddivisioni di epoca romana. Si tratta della zona sulla destra dell’asse stradale Pontevico-Manerbio, nei pressi dell’abitato di Barchi.

Seguendo le tracce sul terreno si può individuare a sud della strada comunale per Barchi un rettangolo di 710 m in senso est/ovest e 745 m in senso nord/sud, ovvero 20×21 actus, la stessa suddivisione delle centurie dell’agro cremonese (Tozzi, 1972).
La suddivisione interna in 24 appezzamenti da 8,75 jugeri rientrerebbe in una dotazione individuale di 35 jugeri (4 appezzamenti), come quella osservata nell’agro cremonese.
Avendo osservato che anche gli appezzamenti confinanti presentavano qualche delimitazione riconducibile all’ipotesi formulata, si è provveduto ad estendere il reticolo base su tutto il territorio compreso tra i fiumi Strone e Mella.
Con non poca sorpresa, il reticolo costruito sulle tracce emergenti nei pressi dell’abitato di Barchi si incastra quasi perfettamente a Manerbio, sull’isolato centrale delimitato da via xx settembre (Scià olt), via Volta e via S. Martino (Scià bas).

Non si osservano tuttavia indizi riconducibili all’ipotesi di partenza nelle immediate vicinanze dell’isolato centrale di Manerbio; si potrebbe azzardare l’ipotesi che quell’isolato sia sorto come posto di controllo del guado del fiume. La posizione è di per sé strategica, trovandosi al margine di un terrazzamento digradante verso il fiume.
A proposito di controllo del passaggio del fiume, il reticolo adottato non rivela alcun riscontro sulla sponda sinistra dell’Oglio, a sud dell’abitato di Pontevico che possa far pensare ad una postazione con funzioni simili. Verosimilmente il controllo del passaggio dell’Oglio doveva avvenire sulla sponda destra, in territorio cremonese, cioè in luogo sicuro e assoggettato alla romanità fin dal 218 a.C. (Tozzi, 1972) e non sulla sponda opposta in territorio potenzialmente ostile.
Su questa ipotesi si avvalorerebbe anche l’installazione di Manerbio, sulla sponda destra del Mella, e potrebbe stare a significare il progressivo avvicinamento della colonizzazione verso Brixia. Chissà.
L’immagine qui sotto riporta tutta la zona esaminata; sono evidenziate le intersezioni che paiono soddisfare l’appartenenza al reticolo considerato.
È possibile scaricare la mappa in formato pdf qui sotto.
Le tracce più evidenti che possono adattarsi a questa ipotesi si ritrovano, oltre che nella zona della frazione Barchi, anche ad oriente di Bassano e nella zona Breda Libera, Cignano, Offlaga. Piccole tracce anche sulla destra orografica dello strone, a sud di Verolavecchia e San Paolo. Troppo poco comunque per azzardare l’ipotesi di una zona centuriata sulla base dell’orientamento della via Brixiana tra Pontevico e Manerbio e sulla dimensione ipotizzata di 20×21 actus, i cui unici elementi di rilievo sono:
- il parallelismo tra l’asse stradale Pontevico-Manerbio e la Breda Libera-Cignano;
- la distanza di 714 m tra l’asse stradale Pontevico-Manerbio e la Breda Libera-Cignano.
Inoltre, se è facile ipotizzare che la via Brixiana possa costituire il Cardine Maximo della centuriazione, non vi è alcun elemento di rilievo che possa identificare uno dei decumàni come Decumàno Maximo.
Esiste tuttavia un caso singolare che merita attenzione. La cascina Remondina si trova esattamente su uno dei presunti decumàni, con gli edifici perfettamente orientati al medesimo e in posizione centrale rispetto ai cardini (!)
Del resto, il sito è già ben noto di suo: proprio qui alla Cascina Remondina sono state rinvenute le celebri fàlere di Manerbio, risalenti al I sec. a.C. ed oggi conservate al museo cittadino di S. Giulia.
‘Sepolti sotto non più di “due badilate di terra”, gli oggetti sono rinvenuti nel febbraio del 1928 dai contadini a servizio della nobile famiglia Gorno durante l’ampliamento della buca del letame.’
fonte: https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/2k100-00015/
Bibliografia
Bonaglia, 1972 – A. Bonaglia, Chiese e monasteri del territorio verolese nel medioevo, Vannini, 1972
Tozzi, 1972 – P.L. Tozzi, Storia padana antica – Il territorio tra Adda e Mincio, Ceschina, 1972
- Sul ‘mestiere’ dell’Agrimensor vedasi anche G. Rosada, Histria Antiqua, 19/2010 https://www.pilar.hr/wp-content/images/stories/dokumenti/histria_antiqua/19/HA_19_13Rosada.pdf ↩︎
Sicuramente un lavoro utile per approfondire la nostra storia
Grazie Sergio, il tuo apprezzamento mi lusinga. Grazie.